Generazione Z: l’83% dei lavoratori cambia lavoro ogni due anni
La Generazione Z cambia spesso lavoro e non lo fa per lo stipendio, ma per ottenere maggiori benefici e flessibilità.
La Generazione Z è la generazione che, più di tutte, non intende farsi sfruttare e per farlo è disposta a cambiare spesso lavoro. La GenZ cambia spesso lavoro ma non lo fa per lo stipendio, bensì per ottenere maggiori benefici e flessibilità.
Questo è quanto emerge dallo studio condotto da Zety IT che si rivolge a 1.100 lavoratori nati tra il 1995 e il 2010.
Ad oggi, sono 9 milioni i giovani che fanno parte di questa categoria e che entro il 2030 cresceranno fino a diventare un terzo della forza lavoro.
La Generazione Z è fatta solo di job hopper?
Per la GenZ il lavoro è molto importante a tal punto che per il 97% di loro fa parte della propria identità.
Per questo motivo, quando non si trovano più bene all’interno di un’azienda decidono di lasciare il lavoro per un altro più gratificante. E in molti (75%) sarebbero disposti ad abbandonare il lavoro attuale prima di trovare una soluzione o di intraprendere una carriera da freelance, invece che continuare a lavorare senza alcuna soddisfazione (74%).
L’83% cambia lavoro, mediamente, ogni due anni e secondo i dati del report:
- il 33% ne ha avuto solo uno
- il 34% ne ha avuti due
- il 23% ne ha avuti tre
- il 9% ne ha avuti quattro
- l’1% ne ha avuti più di cinque
Per quali motivi la Generazione Z decide di cambiare lavoro?
La GenZ non è disposta a vivere per lavorare, né a fare straordinari che rappresenterebbero un ostacolo per il tempo libero (41%).
Per il 35% l’avere orari di lavoro flessibili è fondamentale, insieme all’opportunità di lavorare da remoto (27%). A questi valori vanno aggiunti l’importanza di lavorare in un ambiente che non sia tossico (72%) e che possa offrire possibilità di crescita (72%).
E a chi sostiene che “i giovani non hanno voglia di impegnarsi“, la GenZ risponde di stare al lavoro più a lungo degli orari concordati e spesso va oltre le proprie mansioni (90%).
Infatti, il 93% degli intervistati lavora anche mentre si trova in ferie, nel dettaglio:
- il 65% lavora qualche volta
- il 20% lavora spesso
- l’8% lavora sempre
Piuttosto che essere infelice, il 33% sarebbe pronto a dimettersi. Il solo stipendio non è più così importante al punto da rinunciare ad avere prospettive di carriera e un buon equilibrio tra vita privata e personale.