I Talenti al lavoro

13 Ottobre 2023

Sentiamo spesso parlare di talenti in riferimento agli alti potenziali, a "quelli bravi", ma non c'è dubbio che ci sia qualcosa di più.

Barca a vela in mezzo al mare con isola in lontananza.

Costruire la propria identità e creare valore per il mondo

Sentiamo spesso parlare di talenti in riferimento agli alti potenziali, a “quelli bravi“, ma non c’è dubbio che ci sia qualcosa di più. Soprattutto nel mondo del lavoro, dove molti di noi trascorre buona parte del proprio tempo e a cui dedica molte delle proprie energie e capacità.

I talenti, secondo la visione del Founder di Smartpeg Gianni Cicogna, non sono altro che le nostre capacità innate e personali e ciò che ci caratterizza e ci aiuta a esprimerci nella vita e nel mondo.

Nel lavoro, spesso, rappresentano solo una piccola parte delle doti che spiccano in un contesto aziendale, solitamente sottomesse alla preparazione e alle competenze tecniche (Hard Skills). Ma limitarsi a questo approccio, di fatto, limita la visuale su una ristretta fascia di persone e valori, escludendo molti lavoratori da percorsi di crescita e di sviluppo, personale e aziendale.

Il miglior modo di essere egoisti è essere altruisti.

In ambito Risorse Umane in azienda si tende spesso a privilegiare i concetti del fatturato, dell’utile e dell’efficienza, relegando i temi più “soft” all’alveo della filosofia.

Gestire le aziende e le organizzazioni con un approccio di tipo prevalentemente finanziario, non sempre finalizzato alla creazione di valore e all’auto-realizzazione degli individui, porta a mettere prima gli obiettivi, poi il budget e solo per ultime le persone, alle quali viene chiesto di realizzare degli obiettivi aziendali e poi di superarli continuamente.

Una ricerca dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha rilevato che l’87% dei lavoratori nel mondo è demotivato e anche in Italia, secondo Bain & Company, il 65% dei lavoratori non si sente apprezzato sul luogo di lavoro. La demotivazione ha delle conseguenze importanti sulla qualità della vita e del tempo individuale, ma soprattutto un prezzo da pagare in termini di:

  • assenteismo
  • conflitti
  • bassa produttività
  • dimissioni

E può arrivare a costare alle aziende fino a 16mila euro all’anno a persona. Le organizzazioni che adottano programmi di valorizzazione e sviluppo dei talenti risultano sviluppare significativi benefici in termini di:

  • produttività (+31%)
  • fatturato (+37%)
  • capacità di innovazione (+300%)
  • dimissioni (-51%)
  • burnout (-121%)
  • assenteismo (-60%)

Valorizzare i talenti delle persone

Il talento va coltivato e valorizzato, un concetto che in questi ultimi anni, segnati dalla pandemia, molte aziende hanno imparato a proprie spese attraverso fenomeni come le Grandi Dimissioni o il Quiet Quitting. Fenomeni che hanno messo in crisi il paradigma della hustle culture, il moderno stakanovismo, per cui si è portati a credere che il lavoro sia la cosa più importante della propria vita.

Diversamente, gli elementi chiave per attrarre i talenti, soprattutto tra le nuove generazioni, suggeriscono di rendere il posto di lavoro un ambiente gentile e di rendere effettivi attenzioni e accorgimenti per consentire alle persone di migliorare il proprio equilibrio di vita, privata e professionale.

Il talento è, e sarà sempre di più, un tema chiave nel mercato del lavoro. Secondo i dati emersi dalla ricerca “The skill-full corporation” di McKinsey & Company, il 43% delle aziende ammette di avere carenze di competenze all’interno della propria forza lavoro. Mentre secondo l’ultimo “Empolyment Outlook survey” di Manpower, il 75% degli imprenditori ha riscontrato difficoltà nel ricoprire determinati ruoli in azienda.

Tutto questo si traduce in una carenza a livello globale di talenti, un mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro che ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 16 anni.

Il solo stipendio o il posto fisso non bastano più e il 31% dei lavoratori dichiara che il motivo principale per cui decidono di licenziarsi è la mancanza di opportunità di crescita professionale, mentre solo 4 lavoratori su 10 si sentono soddisfatti delle prospettive di carriera offerte dalla propria azienda.

I tempi stanno cambiando e, mentre una volta le persone e le competenze erano facilmente sostituibili, oggi il fattore umano è sempre più determinante nelle strategie aziendali e nella vita.

Reskilling e upskilling

Il 2020 e il 2021 sono stati anni che hanno cambiato profondamente il mondo del lavoro, un punto di svolta nel rapporto tra imprese e lavoratori, tra risorse e volontà, tra competenze e capacità. Lavorare a distanza ha costretto a ripensare al proprio metodo di lavoro, facendo un nuovo uso delle competenze essendo stimolati ad acquisirne di nuove.

In questo contesto sono emerse improvvisamente nuove esigenze legate alle capacità e al talento individuale, nuovi stimoli a valorizzare le persone e le loro doti.

RESKILLING

Il reskilling è il processo di sviluppo di nuove competenze che permettono al collaboratore di andare a ricoprire un differente tipo di ruolo all’interno dell’azienda per la quale lavora.

UPSKILLING

L’upskilling, invece, è il percorso attraverso il quale un lavoratore espande le conoscenze e acquisisce nuove competenze legate al campo di lavoro nel quale già lavora e del quale ha già esperienza.

In entrambi i casi, la capacità di migliorare, sviluppare e riqualificare le persone passa dal talento e quando è capace di trasformare le passioni in competenze può stimolare la crescita umana e, indirettamente, anche un miglioramento dell’ambiente in cui la persona vive e opera. Entrambi i percorsi mirano a far acquisire ai lavoratori elementi nuovi, ma con approcci e stimoli differenti.

Il mercato cambia rapidamente e, a causa delle evoluzioni tecnologiche e congiunturali e della concorrenza sempre più allargata e competitiva, le mansioni diventano sempre più velocemente desuete e inadatte a soddisfare i bisogni sia aziendali che professionali, via via sempre meno stimolanti per i lavoratori. Una sfida che pone imprenditori e collaboratori davanti al proprio futuro e al rapporto quotidiano con la qualità del proprio presente.

Coltivare i talenti delle persone

L’esperienza del lockdown ha reso impellente il bisogno di comprendere e valutare le persone all’interno delle aziende, di coinvolgerle con continuità in percorsi di consapevolezza, di autovalutazione e di osservazione della soddisfazione e del clima aziendale.

Nel 2021 è nato in Italia il primo software di Talent Management, che permette di fare delle analisi sulla personalità e sulle abilità a tutta la popolazione aziendale. LIVREA (questo il suo nome), creato dal team di Smartpeg , è la piattaforma in grado di riunire:

  • talenti
  • tecnologia
  • processi

dando così la possibilità ai collaboratori di guardarsi allo specchio, osservare le proprie aree di miglioramento rispetto al ruolo ricoperto, realizzando così il concetto: “La persona giusta, al posto giusto“.

L’obiettivo di LIVREA è quello di generare una mappa dei talenti delle singole persone e dei team di lavoro presenti in azienda e offrire la possibilità di coltivarli, armonizzarli e farli crescere. Solo acquisendo consapevolezza dei propri talenti è possibile valorizzarli e migliorarli, influendo così sul clima aziendale, sulla soddisfazione e sulla felicità dei propri collaboratori, creando nuovi equilibri tra Risorse Umane, aspirazioni e azienda.

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