Iniziamo a parlare di Internet Of Things

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Il termine inglese Internet Of Things, in italiano Internet delle coese, viene utilizzato per la prima volta nel 1999 dall'ingegnere inglese Kevin Ashton durante una presentazione presso Procter & Gamble per identificare un sistema in cui il mondo fisico viene connesso ad Internet attraverso dei sesnori.


L'Agenzia delle Nazioni Unite, che si occupa di Telecomunicazioni (ITU), ne parla come di una "infrastruttura globale per la società dell'informazione".


L’Internet delle cose, al di là delle citazioni, rappresenta un fenomeno molto complesso e ricco di sfumature: si tratta allo stesso tempo di una rete di telecomunicazione globale, di un trend di evoluzione tecnologica e di una rivoluzione culturale basata sulla condivisione delle informazioni. Dal punto di vista tecnico l’Internet Of Things rappresenta un’evoluzione della rete Internet in cui sono presenti anche oggetti diversi da computer e server. Grazie alla capacità di scambiare dati tramite sensori, questi stessi oggetti possono diventare intelligenti e modificare il loro comportamento in base alle informazioni che ricevono dagli altri dispositivi connessi.


Ad esempio, una sveglia può "decidere” di suonare in anticipo in base alle condizioni del traffico lungo il percorso che il proprietario segue per andare in ufficio tutte le mattine, oppure un termostato può adattare la programmazione dell’impianto di climatizzazione in base alle previsioni meteo, oltre che ai dati acquisiti dai suoi sensori. Grazie al collegamento in rete, gli oggetti possono quindi aumentare il loro livello di intelligenza ed autonomia, assumendo un ruolo sempre più attivo.


E pensare che tutto ebbe inizio per un Coca-Cola”. Nel 1982, per la prima volta in assoluto, venne messo in rete il distributore di bibite del dipartimento Computer Science della Carnegie Mellon University, così che gli studenti ed il personale universitario potessero conoscere a distanza la disponibilità delle bibite desiderate, evitando di camminare fino al distributore per poi scoprire, nella peggiore delle ipotesi, che la Coca-Cola era finita. Ad oggi, le cose connesse sono tra le più disparate.


Aggiungendo il fattore Internet si aprono scenari inaspettati anche per oggetti che popolano la nostra vita quotidiana da diversi decenni:

  • telecamere;
  • baby monitor;
  • stazioni meteo;
  • sensori integrati in abiti e scarpe;
  • droni;
  • smart tv;
  • elettrodomestici;
  • automobil;
  • sistemi di monitoraggio e controllo industriali;
  • sistemi di gestione dell'energia.

Nuovi casi d’uso sono stati individuati nel settore dei trasporti, della sanità, in agricoltura, nelle smart city, nella gestione energetica, in applicazioni militari, nella logistica. L’elenco potrebbe continuare per pagine intere, limitato solo dalla capacità di immaginare nuove possibili applicazioni. Il principio di “autonomia” è ciò che rende sempre più desiderabile l’Internet Of Things: le stime del numero di dispositivi connessi vengono riviste al rialzo ogni anno e le più recenti prevedono oltre 50 miliardi di dispositivi connessi per il 2020.


Smartpeg ha già realizzato, con successo, progetti Internet Of Things per il mondo Industry e Facility Management, strutturando al suo interno una propria Business Unit dedicata al mondo Internet delle Cose.


Ecco come si prefigura, quindi, l’era 4.0: concrete opportunità di realizzare vera ed utile innovazione: Smartpeg c’è!

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