Il tema del cambiamento ricorre sempre più spesso e su più fronti: ambientale, personale, organizzativo. In questo articolo, noi di Smartpeg chiamiamo in causa la potenza evocativa e narrativa della mitologia greca per parlare del cambiamento. E tra i miti più noti dell’antichità vi è senz’altro quello della caverna narrato da Platone nel settimo libro de La Repubblica.
Il suo successo e la sua sempreverde attualità si traducono persino in richiami dal mondo della cinematografia, come in Matrix, The Truman Show e di recente Room (2015).
Nel mito, ambientato in una caverna, l’uomo conduce un’esistenza in catene conoscendo il mondo soltanto attraverso le ombre degli oggetti proiettati dal fuoco che arde dentro la caverna stessa. Dopo la liberazione dalle catene, fatica a riconoscere come reali gli oggetti le cui ombre ha visto e riconosciuto vere da sempre.
Esce dalla caverna e la luce del giorno lo abbaglia.
La prima reazione è quella di tornare all’interno al mondo delle ombre, ma non è più possibile e questo causa indicibili sofferenze. Solo lentamente, a poco a poco, riesce a vedere tutte le cose del mondo e a condurre un’esistenza non più fatta di illusioni, ma colma di autenticità.
Cosa insegna il mito della caverna e come va rapportata al cambiamento?
Sostanzialmente ricordandoci che molti di noi, nella vita di tutti i giorni, riceviamo stimoli o nutriamo sogni che ci spingono a fuoriuscire dalla nostra comfort zone, ma quante volte ci fermiamo qui?
Quante altre invece, dopo i primi maldestri tentativi di uscita dalla caverna, rientriamo accecati e delusi, mentre piano piano le catene riprendono la morsa con maggior forza?
Il mito allora insegna e mette in guardia dal pensare che il cambiamento possa essere facile, possa essere immediato e richieda soltanto un piccolo salto. Quel piccolo salto è preziosissimo, è vitale, ma per diventare volo deve richiedere ali allenate e visione.
Per cambiare bene e cambiare secondo la nostra volontà dobbiamo vivere il cambiamento secondo alcune modalità e caratteristiche:
- Evitare che le uniche occasioni di trasformazioni siano indotte (da forze esterne, ad esempio un trasferimento improvviso o la perdita di una persona cara).
- Il cambiamento deve essere armonico (progettato e graduale).
- Vanno conosciuti i vincoli (mentali e ambientali) che ci legano alla nostra situazione attuale. Così cominciamo a conoscere noi stessi, le nostre stesse catene e ci rendiamo conto di quali giochi di luci e ombre stanno nella caverna in cui viviamo.
- La luce del sole (il nuovo ambiente, la nuova esperienza di vita o lavorativa ecc.) va approcciata gradualmente, tenendo conto di alcune resistenze interne o ostacoli esterni, serve resilienza.
- Non vanno scordati mai i motivi che ci hanno spinto a cambiare.
- Va sempre ricordata e visualizzata la meta auspicata.
Questo modo di vivere il cambiamento non è da riservare esclusivamente al singolo, attenzione: un’organizzazione che intende e sa che deve attuare cambiamenti deve far tesoro degli aspetti appena elencati.
Nello scenario così sensibile ai cambiamenti, indotti e/o desiderabili, il cambiamento può e deve diventare una scelta aziendale consapevole. Se gestito nel modo corretto, potrà solo che dare frutti migliori.
Per questo, noi di Smartpeg, investiamo sul cambiamento, per persone e aziende non più in catene, ma in cammino e insieme sulla strada per l’autenticità!
Al prossimo approfondimento, e non dimenticare di condividere nei commenti il tuo punto di vista!