Candidato vs Recruiter: come essere un profilo interessante
“Trovare lavoro è un lavoro”: questa è una frase che racchiude in se il termine preparazione, orientata principalmente verso lo studio sia della migliore strategia per mostrare le proprie competenze nell’invio del CV sia nella sessione di un colloquio di lavoro.
Quando si cerca lavoro, il candidato impiega molto del suo tempo nell’invio di CV e la risposta non sempre tende ad arrivare: perché?
Perché le informazioni da trasmettere, le competenze, le capacità e le abilità non sono state organizzate bene oppure le esperienze professionali più importanti non sono state messe abbastanza in risalto. Ecco che scrivere un CV, consultare le offerte di lavoro e candidarsi non è sufficiente e si rischia di perdere solo tempo.
Il primo passo da compiere è, ovviamente, leggere l’offerta lavorativa, capire se si è in linea e poi strutturare un CV personalizzato, lineare e comprensivo delle competenze maturate. Per essere interessante sarebbe utile inserire hobby e alcune righe di presentazione dove indichi chi sei. Fatto ciò, se fatto bene sarai in grado di attirare l’attenzione del recruiter.
Cosa deve contenere un buon CV?
- dati anagrafici
- presentazione, dove indichi sia il tuo profilo che i tuoi hobby
- esperienze professionali
- esperienze formative
- competenze
- autorizzazione privacy
Poi ci sono i social che sono ormai fondamentali, tra tutti LinkedIn: dopo aver aggiornato il tuo CV, le stesse informazioni devono comparire anche sul tuo profilo LinkedIn.
Arriviamo così al momento del colloquio, che oggi per la maggior parte si tiene da remoto, dove hanno uno specifico peso il luogo in cui si svolge, l’abbigliamento e l’impressione che trasmetti al recruiter.
Il CV ideale per ogni recruiter
Come te, ci sono tantissime persone in cerca di un nuovo impiego. Per questo è fondamentale rispettare alcuni requisiti per essere contattati al primo colpo.
Usare un CV personalizzato, come ad esempio i tantissimi modelli che ti mette a disposizione gratuitamente Canva, è la prima azione da fare, ma non basta: per tutto il processo di costruzione del curriculum bisogna essere chiari, concisi e semplici.
Il curriculum si struttura in dati anagrafici, link al profilo LinkedIn (soprattuto per alcune professioni molto ricercate), esperienze professionali e formative.
Per ogni esperienza professionale è utile indicare il nome del datore di lavoro e in maniera dettagliata le principali mansioni svolte e il ruolo di inquadramento. Da non sottovalutare le skills, cioè le competenze trasversali sia personali (soft) sia professionali (hard), indicando veramente quelle che più ti rappresentano.
3 elementi che deve contenere un buon CV
- sintesi del tuo profilo con dati anagrafici
- passione per il tuo lavoro
- eventuali altri interessi oltre il lavoro: da dove nascono le tanto chiacchierate soft skills?
Infine, ogni CV va personalizzato. Superata la fase di costruzione, si passa alla fase di selezione vera e propria, cioè il colloquio che negli ultimi anni si svolge orami nella sua totalità da remoto.
Candidato vs Recruiter: come essere un profilo interessante
“Che str***o! Non è colpa mia!”: questa è solo un esempio di frase generalmente pronunciata dai candidati che non superano la fase di selezione, attribuendo quindi la colpa dell’insuccesso al recruiter.
Ad oggi, le aziende cercano sempre più nel candidato alcune competenze specifiche, come:
- problem solving e iniziativa: il COVID in alcune realtà lavorative ha aumentato la produttività di autonomia e la capacità di risolvere i problemi
- organizzazione: la gestione delle emergenze richiede un’organizzazione strutturata per distinguere le urgenze dalle attività rimandabili
- intelligenza emotiva: qui Goleman ne è stato il pioniere e consiste nella capacità di gestire le tue emozioni e quelle degli altri
- flessibilità: passare dal gestire un’emergenza al supporto verso un collega, richiede la capacità di essere multitasking. Di conseguenza una buona organizzazione nell’esecuzione dei compiti
- energia, dinamismo, voglia di fare e intraprendenza: non dimenticare queste importanti capacità perché molto più spesso di quello chre credi in un colloquio viene fatta la scomoda domanda “come ti vedi tra un paio d’anni?“.
Il rapporto tra il candidato e il recruiter resta quindi fondamentale per l’accesso al mondo del lavoro, configurandosi come un momento conoscitivo per entrambe le parti.